Il caso (dubbioso) del cagnolino ‘soppresso’ dal padrone che non lo vuole

Vox
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ROVIGO – Voleva liberarsi del suo cagnolino, così, a quanto raccontano i giornali locali, l’ha gettato dal finestrino dell’auto mentre percorreva la Transpolesana, presso Rovigo. Ma, qui i racconti della vicenda divergono. Prendiamo tre versioni principali:

Secondo il Corriere.it

L’animale, benché ferito, riesce a ritrovare la strada di casa ripresentandosi agli occhi stupefatti del suo proprietario, che allora porta al veterinario il cagnolino da sopprimere. La drammatica vicenda, che ha dell’incredibile, è successa un paio di settimane fa in provincia di Rovigo e si è conclusa con la denuncia a piede libero del polesano padrone del cane per il reato di uccisione di animale.

La tragica vicenda del carlino infatti è arrivata, in qualche modo, alle forze dell’ordine che hanno compiuto le indagini finendo col ricostruire quanto accaduto e denunciare il polesano che ora, codice penale alla mano, rischia da 4 mesi a due anni di reclusione. Al vaglio degli inquirenti invece la posizione del veterinario, che dovrà dimostrare di esser stato all’oscuro di quanto accaduto al cane e quindi di non essersi prestato alla volontà del denunciato.

Secondo ilMattino.it

ROVIGO – Era stanco del suo cane e per liberarsene l’ha gettato dal finestrino dell’auto mentre percorreva la Transpolesana, nel Rodigino. Ma la bestiola, pur ferita, era stata recuperata da una ragazza e alla fine, riconsegnata al proprietario. Che, non contento, ha portato il cane da un veterinario e l’ha fatto sopprimere.

Un atto di ferocia che ora rischia di aver pesanti conseguenze per l’uomo, indagato dalla Procura di Rovigo per maltrattamenti e uccisione di animale. La pena, in questi casi, può andare da 4 mesi a due anni di reclusione.

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Da chiarire anche la posizione del veterinario che ha praticato l’eutanasia. A far scoprire il fatto è stato un altro veterinario, cui la ragazza che aveva raccolto la bestiola malconcia si era rivolta per far curare il cane. Medicato l’animale, il professionista, grazie al microchip, era risalito al proprietario.

Ignaro di quanto fosse in verità accaduto, il veterinario aveva riconsegnato il quattro zampe, che l’uomo ha finto di aver smarrito. Invece si è rivolto ad un secondo veterinario di Rovigo, che ha accettato di sopprimere il cane. Saputo del fatto il primo medico intervenuto ha segnalato la cosa alle forze dell’ordine.

Secondo Leggo.it

Ma la bestiola, pur ferita, era stata recuperata da una ragazza e alla fine, riconsegnata al proprietario. Che, non contento, ha portato il cane da un veterinario e l’ha fatto sopprimere. Un atto di ferocia che ora rischia di aver pesanti conseguenze per l’uomo, indagato dalla Procura di Rovigo per maltrattamenti e uccisione di animale. La pena, in questi casi, può andare da 4 mesi a due anni di reclusione. Da chiarire anche la posizione del veterinario che ha praticato l’eutanasia. A far scoprire il fatto è stato un altro veterinario, cui la ragazza che aveva raccolto la bestiola malconcia si era rivolta per far curare il cane. Medicato l’animale, il professionista, grazie al microchip, era risalito al proprietario. Ignaro di quanto fosse in verità accaduto, il veterinario aveva riconsegnato il quattro zampe, che l’uomo ha finto di aver smarrito. Invece si è rivolto ad un secondo veterinario di Rovigo, che ha accettato di sopprimere il cane. Saputo del fatto il primo medico intervenuto ha segnalato la cosa alle forze dell’ordine.

Insomma, la vicenda ci pare in-credibile, non tanto per la ferocia di quella che sarebbe la vera bestia – purtroppo ce ne sono – ma perché quando la stessa notizia è in tutto identica in vari media, ma che poi diverge in un particolare, è probabile sia un’invenzione.

Il dubbio maggiore nasce sul veterinario: la soppressione è legale non certo su richiesta di un padrone che vuole sbarazzarsi di un cane, ma solo in casi eccezionali. E poi, ci pare piuttosto demenziale che, il padrone, sia andato da un veterinario invece di sopprimerlo in altro modo, senza rischiare di essere denunciato.

In sintesi, è uno di quei casi in cui è difficile dire se una notizia è vera o no. E la Procura non risponde.