“Abbiamo adottato un ‘profugo’, fatelo anche voi”

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E’ solo una parte delle deliranti parole di due coppie liguri che, ai microfoni di Repubblica, hanno spiegato la loro adesione entusiasta al progetto:” Rifugiato a casa”.
Si perché, l’ideona dell’ineffabile Alfano di distribuire ‘profughi’ in giro per le case italiane, dietro prebende, è già in atto ad opera della (solita) Caritas.

Con il progetto “Rifugiato a casa”, la Caritas ha infatti distribuito alcuni africani che rischiavano di stare scomodi nelle sue strutture, a casa di alcuni cogl ‘filantropi assolutamente e certificatamente antirassisti’, dietro compenso di 300 euro al mese ( perché se non c’è anche il furto dei soldi pubblici, si gode solo a metà).

Repubblica, come su scritto, ha intervistato due coppie ( di Genova e Savona), che hanno aderito enfaticamente al progetto, ‘adottando’ due africani arrivati in Italia all’epoca della guerra in Libia.

pannolone

Da Genova, Manura ( e il nome è tutto un programma ), spiega come ha conosciuto Issa, del Niger, a un corso italiano per stranieri ( ovviamente gratis grazie all’ennesima associazione xenofila). Da allora è stato ‘amore a prima vista’, ed assicura che i 300 euro mensili sono stati “spesi per Issa, per i suoi vestiti, le sue ‘necessità'”.

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Oggi Issa è anche riuscito a prendere la licenza media ( si immagini che risorsa per l’Italia avere una popolazione diffusa che prende la licenza media a, perlomeno, più di 20 anni).

Caterina, invece, viene da una famiglia che ha già fatto esperienze di volontariato in Africa: insomma, è ‘figlia d’arte’.
Però, a differenza di chi l’ha preceduta, lei preferisce portarselo direttamente a casa, il lavoro.

Ovviamente, entrambe le coppie avrebbero potuto, per esempio, adottare qualche ragazzino italiano che sta ammuffendo in orfanatrofio; ma non avrebbe potuto dare loro quell’autocompiacimento di essere così ‘avanti’ e ‘libere dai confini’.
Né, ci sarebbe stato in quel caso, qualche alfano o qualche prete, che sarerebbe corso a regalarle qualche centinaio di euro al mese.

La Caritas, in attesa che il Governo entri anche in questo ‘mercato’, spera di rendere”Rifugiato a casa mia”, un progetto permanente. Come farlo?
Lo spiega, senza neanche pudore e giri di parole, Lucia Foglino, membro genovese dell’organizzazione:

Se verranno stanziati altri fondi, sarà bello continuare la sfida

Insomma, alla Caritas lamentavano qualche mese fa la fine persino dei fondi dell’8 per mille, ma la loro soluzione non è ovviamente finirla con le invasione africane del paese; è invece succhiare ancora di più dalla ‘mammella italica’.
Così, più africani arrivano, più denari prendono; e per i problemi di spazio basta portare quelli di troppo nella casa di qualche xenofilo all’ulitmo stadio, dietro distribuzione di percentuale.




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