Mare Nostrum: dal barcone al campo di ‘scopone’, tutto a spese nostre

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BELLUNO – Da Lampedusa allo ‘scopone’. Tutto a spese nostre.

Sistemati nella struttura di accoglienza di Società nuova in via Vittorio Veneto, Omonriawo Omonkhobhio, Paul Iloh ed Emmanuel Nwaghor, tre nigeriani saranno assunti dal Broomball club Belluno, una sorta di hockey con la scopa.

«I regolamenti ne permetterebbero al massimo due», premette Marzio D’Incà, «ma visto il caso eccezionale la federazione ci ha concesso una deroga. Non sarebbe stato né bello né giusto escludere un ragazzo su tre solo perché ci sono degli articoli che lo vietano». Ma infatti, mica sarebbe stato bello rispettare i regolamenti. Volete impedire questo basilare diritto umano di giocare a Broomball?

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«È un esempio d’integrazione, che speriamo abbia un seguito», riprende il povero D’Incà, «noi abbiamo trovato tre buoni amici, che in Italia stanno bene e vorrebbero rimanere. Sono anche molto bravi, anche se non erano abituati a praticare uno sport sul ghiaccio. Aspettiamo solo che cominci il campionato, nel frattempo pensiamo che la loro presenza nella squadra possa creare ulteriore interesse verso la nostra particolare disciplina sportiva». Cosa vuoi dire ad un personaggio che non ragiona come questo, e che sembra parlare dal dizionario Kyenge-Boldrini? Cervelli all’ammasso.

Le partite di Coppa Italia e campionato del Broomball club Belluno si giocano abitualmente al palaghiaccio di Alleghe. Andate ad accoglierli, loro, e i loro ‘amici’.

Questo Stato non ha più nemmeno la parvenza di una minima serietà. Perché tre nigeriani possono vivere in Italia mantenuti a 35-45€ al giorno, fingendo di essere profughi, invece di essere rimandati al loro paese, nel quale non esiste alcuna guerra? Per gente come questo D’Incà. Che ha scopato troppo il ghiaccio.




2 pensieri su “Mare Nostrum: dal barcone al campo di ‘scopone’, tutto a spese nostre”

  1. Se è per questo nella prima categoria di calcio Sicilia, c’é la squadra del CARA Mineo, la cui rosa é interamente formata dai clandestini africani ospitati e mantenuti coi soldi dei contribuenti italiani, all’interno del centro per richiedenti asilo della cittadina in provincia di Catania.

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