L’allarme rosso – anzi, in questo caso “verde” – riguarda tutti: lo ha detto al quotidiano francese 20 minutes la dottoressa Dounia Bouzar, antropologa dei fenomeni religiosi e direttrice del Centro di prevenzione contro le derive settarie legate all’islam. La sua struttura già ha aiutato diverse famiglie, sentitesi colpevoli ed impotenti. L’esperta è molto chiara, nel descrivere l’identikit del candidato ideale per la jihad: «Oggi qualunque giovane può esserlo», non esiste una categoria più a rischio, sono tutti esposti al pericolo nella stessa misura.
In genere si tratta di ragazzi di età compresa tra i 14 ed i 21 anni, provenienti da tutti i ceti sociali. «Delle 120 richieste di aiuto giunte al nostro Centro – afferma l’esperta – l’80% riguarda giovani provenienti da famiglie atee e, di queste, ben il 70% non ha alcun legame con l’immigrazione». Fino a dieci anni fa, gli esperti islamici di “scouting”riuscivano a far breccia solo sulle personalità più fragili: «Ma oggi hanno migliorato le loro tecniche. Mischiando Internet, social network, le immagini subliminali dei videogiochi, le tecniche d’indottrinamento tipiche delle sette e l’islam, riescono ad arruolare anche ragazzi sensibili, educati, bravi a scuola e senza problemi familiari. Ragazzi, che si pongono le domande sulle ingiustizie del mondo e cui viene fatto credere di poter diventare i salvatori del genere umano. Giocando la carta dell’aiuto umanitario, dallo scorso gennaio riescono a coinvolgere sempre di più soprattutto le giovani studentesse capaci e pronte ad impegnarsi per gli altri».
Secondo Bouzar, è assolutamente necessario che i genitori prestino particolare attenzione ai segnali di rottura: se il figlio si rifiuta di vedere i vecchi amici dicendo che loro non sono nel vero, se interrompe le proprie attività extra-scolastiche o smette di andare a scuola, è meglio approfondire la questione, accertandosi innanzi tutto ch’egli non lasci il territorio: «E’ bene non tanto cercare di ragionare col ragazzo, perché ciò rafforzerebbe l’autorevolezza dei suoi aguzzini – afferma – Bisogna stimolargli i ricordi più belli, far leva sugli affetti e tentare di coinvolgere nuovamente quella sua personalità», che le milizie islamiche stanno cercando di cancellare. A volte, tuttavia, ci si trova di fronte a soggetti, che parlano ormai come automi e che non sembrano ascoltare ciò che dicono i loro cari: «In alcuni casi capita che si auto-deradicalizzino e tornino come prima. In altri, i ragazzi fuggono all’estero, le ragazze invece vengono immediatamente sequestrate». Ad oggi, al Centro da lei diretto risultano una ventina di casi di giovani Francesi sparite nel nulla.
In collaborazione con: nocristianofobia.org
Quando l’esperta parla di ragazzi che non ‘hanno alcun legame con la immigrazione’, si riferisce a immigrati di terza o quarta generazione. Molto numerosi in Francia. E tutti ‘francesi’ de jure.
L’integrazione non esiste.