Francia invasa di negozi blasfemi anti-cristiani

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Una delle ditte produttrici, che forniscono tali articoli, è la Wasted. La “t” del marchio è stilizzata come una croce rovesciata. E’ un’azienda francese relativamente recente, fondata nel marzo di due anni fa. Sgomita con le sue magliette e le sue canotte per imporsi nella moda giovane sin dallo slogan, «We Ave Young Nation». Sui prodotti il logo “perde” le vocali, diventa “WSTD”, che, nel linguaggio metropolitano nordamericano, è l’acronimo di «Word Said Transmitted Disease», traducibile come una sorta di “logorrea verbale”.Si autodefinisce un’azienda «disinibita», in realtà si esprime con un linguaggio aggressivo, calpesta con disinvoltura i simboli sacri. E lo fa, ispirandosi espressamente a gruppi musicali altrettanto “alternativi”, “underground”, neopsichedelici, un rock estremo, un brodo culturale ideale per coltivarvi i germi della ribellione, della trasgressione, del blasfemo, del sacrilego, del satanico.Quello di fronte a San Luigi d’Antin non è che uno della quarantina di negozi, sparsi tra Francia e Lussemburgo. La Wasted presenterà la nuova collezione a Parigi i prossimi 4 e 5 ottobre, nel corso della terza edizione del Be Street Weeknd, la cui locandina – proposta sul sito Internet – rappresenta immagini non riferibili, immagini dal gusto a dir poco necrofilo e decisamente “dark”.

L’altra azienda fornitrice è la Little Bastard. Sulle t-shirt e sulle felpe piazza questo logo sotto le immagini di Cristo Crocifisso e della Madonna. Il risultato è una bestemmia, ma “camuffata” da brand. Un “travestimento”, che tuttavia non basta per renderla “digeribile”: è un pugno diretto nello stomaco per qualunque credente. Tra gli articoli ve n’è uno, che propone anche la raffigurazione di Lucifero. Si noti come tali abiti siano tutti «unisex»: forse un caso, forse un ossequio al “genderismo”…

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Comprensibile dunque il disagio, che ha colto e coglie i fedeli, ogni giorno, all’uscita dalla chiesa di San Luigi d’Antin, a Parigi. Quella che patiscono è un’autentica provocazione, un vergognoso insulto alla loro fede. Tanto da impedirci di proporvi le immagini dei capi d’abbigliamento, oggetto di questo articolo: sarebbero troppo forti. Qui non si tratta di design, di “arte”, di “moda”: la “libertà espressiva” di queste aziende e di questi negozi finisce dove inizia il vilipendio dell’altrui credo, calpestato, irriso, umiliato, bestemmiato in modo chiaro, evidente, finanche grossolano. E disgustoso è che tutto questo avvenga sotto gli occhi, indifferenti e silenziosi, di tutti. Autorità in primis.

Immaginate un negozio che vendete magliette anche solo ‘divertenti’ su Mometto…

In collaborazione con: nocristianofobia.org




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