Usa: docente aggredisce studentesse pro-life, condannata

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ShortVolevano soltanto esprimere il proprio no all’aborto. Senza se e senza ma. E dire a tutti che vi sono alternative alla soppressione dei figli in grembo. Questo però è costato loro un’aggressione. Ad opera, incredibile a dirsi, di una docente.

E’ accaduto lo scorso 4 marzo presso il campus dell’Università di California, a Santa Barbara. Qui la professoressa Mireille Miller-Young insegna, come associato, una materia, ch’è tutta un programma: Studi sul Femminismo. Evidentemente si è calata un po’ troppo nella parte. Così, quando ha visto un gruppo di studentesse pro-life manifestare pubblicamente le proprie convinzioni (nella foto), non ci ha più visto. Le ha affrontate e percosse, impedendo loro di esercitare un proprio diritto, quello alla libertà di espressione.

Katie Short è la madre di due delle vittime, Thrin e Joan, di 16 e 21 anni. Provvidenzialmente è anche direttore legale della Life Legal Defense Foundation, un’organizzazione no profit sorta nel 1989 proprio allo scopo di dare assistenza legale nei tribunali a chi venisse ingiustamente accusato a causa del proprio attivismo pro-life. Non ci ha messo molto a trascinare davanti alla Corte la professoressa. Che ha subito cercato il sostegno dei colleghi, inviando loro lettere, in cui ha tentato di scaricare interamente la responsabilità dell’accaduto sulle sue vittime. Sconcerta in tal senso la mail sfacciatamente di parte del Vice-Cancelliere dell’Università, Michael Young, in cui si accusano le studentesse coinvolte nei disordini di «autoproclamarsi profetesse», di essere«provocatrici» e, più in generale, di esercitare un «proselitismo, che diffonde intolleranza in nome della fede religiosa».

Ma il processo ha preso ben presto una piega favorevole alle giovani. Al punto da spingere la professoressa Miller-Young ad inviare per iscritto le proprie scuse alla Corte. Scuse, sulla cui sincerità pesano come macigni i precedenti tentativi di depistaggio. Tant’è vero che non hanno sortito effetto, il giudice non li ha tenuti nel minimo conto. «Indipendentemente dal fatto che il suo rimorso sia o meno autentico – ha dichiarato la dottoressa Short – sicuramente questa vicenda le sarà utile, per dissuaderla dal reiterare condotte tanto oltraggiose». Tra le quali «la convinzione di potersela prendere impunemente con le vittime, atteggiamento che emerge con chiarezza dal video» girato dalle figlie durante l’assalto.

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Da qui, la condanna per furto, atti di vandalismo e percosse, emessa dal Tribunale a luglio. La professoressa è stata condannata a pagare una piccola sanzione, a risarcire circa 500 dollari alle sue vittime. Ma non solo. Dovrà svolgere anche servizi sociali per 108 ore, frequentare corsi di gestione dell’aggressività per 10 ore e sarà per 3 anni in libertà vigilata. Un altro episodio di questo tipo le costerebbe molto caro…

Per la cronaca: è trascorso un mese da quella sentenza. Un mese durante il quale pare che l’insegnante non abbia trovato ancora l’occasione, per formulare di persona le proprie scuse alle giovani da lei fisicamente percosse. Né, il che è ancora più scandaloso, l’Università ha in alcun modo preso provvedimenti disciplinari nei confronti di questa sua dipendente, nonostante la condanna rimediata: la professoressa Miller-Young figura anzi ancora nella Direzione di Facoltà. Se questa è una docente…

L’auspicio espresso dalla madre delle ragazze, Katie Short, è che quanto accaduto risulti di monito e di esempio anche per altri, affinché in futuro non abbiano a ripetersi episodi di questo tipo. E’ l’augurio di tutti.

In collaborazione con: nocristianofobia.org