Marocchina morta di Tubercolosi: contagiate anche figlie, centinaia di bambini a rischio

Vox
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E’ ormai epidemia di tubercolosi a San Zenone, in provincia di Treviso. Dopo la morte della donna marocchina, sono risultate contagiate anche le figlie della donna.
Lo ha resto noto la direzione dell’Ulss 8. Purtroppo questo mette a rischio centinaia di bambini che hanno frequentato la stessa scuola delle tre marocchine di 6, 3 e 2 anni, tutte nate in Italia.

La donna marocchina residente in Italia da parecchi anni, risiedeva con la sua famiglia a San Zenone degli Ezzelini. Pare che l’esordio della tubercolosi, quanto meno della forma clinicamente significativa, risalga a circa due mesi fa e che da allora le condizioni della signora siano rapidamente peggiorate finché, rivoltasi al medico curante la sera di lunedì 23 giugno, è stata da questi indirizzata all’ospedale di Castelfranco Veneto e da qui trasferita all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, prima nel reparto di Malattie Infettive e quindi in Rianimazione, dove è deceduta nella giornata di martedì 24 giugno.

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Due delle figlie sono attualmente ricoverate in Malattie Infettive al Ca’ Foncello. La bambina di 6 anni ha frequentato fino a venerdì 20 giugno la Scuola d’Infanzia “Cav. Angelo Carron” di Ca’Rainati di San Zenone degli Ezzelini, che ospita 105 bambini dai 3 ai 6 anni in quattro sezioni e inoltre 26 tra lattanti e bambini dagli 8 mesi ai 3 anni nella sezione asilo nido. Dal momento che i bambini delle quattro sezioni della Scuola d’Infanzia trascorrono parecchio tempo in comune, e un po’ di tempo anche con i bambini del nido, si è deciso di procedere con il test alla tubercolina secondo Mantoux per tutti i 131 piccoli ospiti, oltre che per tutti gli adulti a vario titolo impiegati nella scuola, circa una decina.

Il primo test Mantoux verrà effettuato lunedì 30 giugno e dovrà essere ripetuto dopo circa 2 mesi e mezzo in modo da poter individuare eventuali casi di positività che si manifestino più tardivamente. Centinaia di famiglie che passeranno un’Estate di paura e, soprattutto, centinaia di potenziali veicoli della patologia che potranno diffonderla nei luoghi di vacanza.