Non poteva mancare la solidarietà razziale della Kyenge a Balotelli, e questo bisogno di porsi a sua difesa, è la migliore dimostrazione della fallacia dell’integrazione: simile chiama simile.
Lei lo difende perché è come lei: ergo, nessuno dei due è italiano.
Al di là del fatto che trattasi di difesa insostenibile dal punto di vista razionale, semplicemente, due negri – ormai il termine è sdoganato – in Italia si coalizzano tra loro: è naturale. Innaturale, è che noi italiani non ci si coalizzi tra di noi.
Mario Balotelli ”ha risposto a delle provocazioni. Ha ricevuto delle critiche non solo per le sue prestazioni sportive, ma anche per motivi razziali. E non è certo la prima volta”. L’ex ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge commenta così all’Adnkronos le offese del suo pupillo ghanese agli italiani sui social network dopo l’eliminazione dell’Italia ai Mondiali.
“Balotelli è caduto in queste provocazioni. E’ giovane, è un ragazzo. Ed è difficile -aggiunge- riuscire a controllare la rabbia in un momento come questo”. E certo, quindi il ‘povero’ fratello negro non ha segnato perché ‘innervosito’ dai razzisti.
Kyenge si rivolge poi direttamente a Balotelli: “Bisogna essere superiori a queste cose. Ci sono persone -spiega- che scaricano i problemi sugli altri. E spesso si lanciano queste provocazioni perché si ha l’interesse a distruggere psicologicamente una persona”.
Lei, di problemi psichici è esperta.
Tra parentesi: se un Buffon qualsiasi avesse detto che ‘noi bianchi siamo avanti anni luce’, sarebbe stato arrestato per la famigerata Legge Mancino.
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