Dalai Lama su immigrati in Italia: “Quando sono troppi bisogna dire basta”

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Sua Santità il Dalai Lama, al secolo Tenzin Gyatso, conosce bene i danni dell’immigrazione. Il suo popolo li vive sulla propria pelle da mezzo secolo, da quando la Cina ha invaso il Tibet e ha iniziato un’opera di genocidio etnico e culturale attraverso l’immigrazione di cinesi etnici.

Ci sono infatti due tipi di genocidi: quello più diretto, che consiste nello sterminare un popolo, ma è ormai troppo ‘volgare’ e anche gli stolti ne comprendono gli effetti. C’è poi quello più subdolo, e consiste del rendere insignificante un popolo rendendolo minoranza a casa propria, attraverso l’immissione di masse di immigrati. E’ il genocidio 2.0 che piace tanto ai nostri politici, perché non hanno bisogno di ‘sporcarsi le mani’ con il sangue del popolo.

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Ecco che durante un incontro con i giornalisti a Pomaia, dove è in visita alla comunità buddhista, ha detto: “Se si chiamano rifugiati vuol dire che fuggono da qualcosa ma il buon cuore per accoglierli non basta e bisogna avere il coraggio di dire quando sono troppi e di intervenire nei loro Paesi per costruire lì una società migliore“.

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Così, sull’emergenza clandestini nel Mediterraneo. “Non è possibile pensare – ha aggiunto – che sia sufficiente l’accoglienza a risolvere il problema.

Serve quindi un pensiero a lunga scadenza per ottenere un risultato davvero efficace“.

Non è la prima volta che il buon Tenzin sorprende chi non conosce il suo pensiero. 

Anche per Tenzin Gyatso, il Dalai Lama dei tibetani, l’identità conta. E’ l’unica cosa che conta.




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