Piscina ‘halal’: vietata a uomini e disabili per volere degli islamici

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DECISIONE SCANDALOSA IN PROVINCIA DI VENEZIA, INTERVENGA IL GOVERNATORE VENETO

MESTRE –  E’ una situazione a metà strada tra l’occupazione e la demenza. La demenza è dei politici 

L’idea discriminatoria – pensiamo ad un ragazzo o ad un uomo che può avere problemi fisici e può andare in piscina solo la domenica – è quella di trasformare una piscina pubblica in un hammam:

quei luoghi – dice l’amministrazione comunale  – della cultura araba dove le donne si incontrano e si raccontano, prendendosi cura del loro corpo al sicuro da occhi maschili.”  Peccato che qui siamo in Italia, non in Aghanistan o in Qatar. Ma questo, per il Pd, è un optional.

Così, per iniziativa discriminatoria del Comune, per tutto il mese di Maggio,   la piscina comunale del Parco Bissuola sarà aperta. Ma solo alle donne. Con bagnine e istruttrici rigorosamente donne, per chi volesse imparare a nuotare. Nessun uomo sarà ammesso, con l’eccezione dei bambini tra i 5 e i 7 anni. Non più di 7 anni però, potrebbero adocchiare qualche islamica in burqini.

E dietro la decisione,  se pur viene nascosta, è la volontà degli islamici.

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Lo spiega tale Tiziana Agostini, nientemeno che assessore alla Cittadinanza delle donne che ha promosso l’iniziativa con l’assessorato allo Sport, l’Unione italiana sport per tutti (Uisp): per tutti, ma non per gli uomini.

«Spesso alle donne musulmane non è consentito entrare in contesti misti e crediamo che questa possibilità, con la piscina riservata alla sole donne, sia l’occasione per incontrare altre donne e stringere amicizia con loro». In breve: siamo noi a doverci ‘adeguare’ alle loro stupide e libidinose abitudini, non loro ad ‘integrarsi’. Verbo sempre abusato.

Una richiesta di spazi riservati che è arrivata dalla stessa comunità e che il Comune ha deciso di accogliere.

Se l’iniziativa avrà una buona partecipazione potrà essere riproposta.

Ma Mestre non è sola. A  Torino,  la piscina al femminile promossa dal Comune sempre in collaborazione con la Uisp esiste già,  e la setta  islamica vuole diffonderla in altre città.

«Anche se i primi giorni i mariti venivano a controllare che non ci fossero vetrate che permettessero di guardare dentro la piscina», aveva raccontato l’anno scorso il presidente della Uisp di Torino, Teresa Maria Alfano – nomen omen – tracciando un bilancio del progetto.

Ci si domanda dove siano, le sedicenti femministe, a meno che, dietro le loro paturnie, vi sia solo esibizionismo politico. E ci si chiede dove siano le presunte associazioni contro la discriminazione: che, forse, discriminare gli uomini e i disabili è consentito?




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