Per l’Epatite C esiste la cura, ma il costo è proibitivo: servono 60mila euro per curare ogni malato, esattamente 1/5 di quanto costa, ogni giorno, l’operazione Mare Nostrum.
Ne hanno parlato all’International Liver congress di Londra, oltre 10 mila specialisti delle malattie del fegato da tutto il mondo.

Parlando dell’Italia, ci sono 1,2 milioni di persone infette, con un’incidenza di 0,5 nuovi casi ogni 100.000 abitanti, in diminuzione, soprattutto nei giovani, grazie alla maggiore attenzione alle pratiche di sterilizzazione, all’impiego di materiali monouso in chirurgia e odontoiatria e al controllo delle trasfusioni. Circa 200-300 mila hanno la cirrosi e 8 mila muoiono ogni anno.

In Italia i soldi ci sarebbero, visto che, evitare che 8mila italiani muoiano ogni anno, costerebbe 480 milioni di euro, mentre mantenere a 45€ al giorno i circa 21mila clandestini già raccattati in hotel costerà già 345milioni di euro, e altri ne arriveranno. Si tratta di decidere quali sono le priorità: salvare la vita a dei malati italiani, o mantenere migliaia di nullafacenti africani?

Il virus dell’epatite C fu scoperto circa 30 anni fa,una nuova infezione del fegato. Somigliava alla B, scoperta poco prima e per la quale non c’era cura.

La ricerca si è mossa lentamente fino all’avvento dell’HIV. I due virus infatti sono molto simili e la ricerca sull’HIV, finanziata con milioni e milioni di dollari, ha aperto strade veloci a quella sull’epatite C.

Anche qui, l’Aids è una patologia che in Occidente praticamente non esiste, e colpisce solo categorie ben precise della popolazione che hanno un comportamento sessuale promiscuo, ma invece di investire nella ricerca per malattie che falcidiano qui, si è arrivati ad una cura solo perché si investiva nella ricerca per una patologia – l’Aids – che interessa africani, gay* e prostitute.

Anche qui, si tratta sempre di priorità.

* Notare sempre che gay e omosessuali non sono sinonimi.