Chioggia: immigrati in hotel, famiglia italiana in auto

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Nella città veneta, mentre una famiglia di italiani è costretta a vivere in auto con un sussidio di 300€, i clandestini vengono ospitati in strutture quasi lussuose e percepiscono 45€ al giorno a testa. E ne stanno per arrivare altri.

CHIOGGIA (VENEZIA) – S.B. (43 anni), il marito A.D., guardia giurata che ha perso il lavoro e il figlio sedicenne vivono in una Kia. L’ennesima famiglia italiana rimasta senza casa e senza reddito. L’estate e l’autunno le hanno passate sulla spiaggia.

«Siamo stremati e pieni di acciacchi» dice la donna, malata d’asma. Dovrei riposare sdraiata a letto ma i sedili non lo consentono. Con mio figlio ed il mio compagno, ora che è freddo, non possiamo far altro che rannicchiarci e cercare di dormire. Quasi tutte le sere scegliamo di appartarci in un luogo diverso. Ma giriamo da un quartiere all’altro perché temiamo che qualche balordo possa prenderci di mira».

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La famiglia riceve dal Comune 388 euro e 31 centesimi (mi raccomando i centesimi) al mese. Si lavano nei bagni del Pronto soccorso.
Intanto a Chioggia e a Venzia si preparano ad accogliere i clandestini inviati dal Governo: «Non abbiamo ancora ricevuto la richiesta formale di accogliere profughi», dice da parte sua il sindaco di Chioggia Giuseppe Casson, «ma, in linea di principio, siamo a pronti a fare quello che sarà necessario».
Continua il primo cittadino di Chioggia: «Riteniamo doveroso accogliere e aiutare persone che hanno tanto sofferto e che hanno bisogno di ricostruirsi una vita. Chioggia ha una lunga tradizione di accoglienza nei confronti di esuli provenienti da vari Paesi e il sentimento umanitario non è certo mutato in questi anni». Si, tranne che con i propri cittadini, pare.
«Verificheremo con gli uffici i dettagli tecnici, comprese le disponibilità di bilancio e faremo il possibile». Conclude senza vergogna.

Eppure, alla famiglia italiana senza casa che vive nella Kia il sindaco Giuseppe Casson «ha riferito che non ci sono case. Eppure ci accontenteremmo di un tugurio. Qualsiasi genere di tetto sarebbe meglio della Kia. Nostro figlio ha smesso di frequentare la scuola perché prova vergogna. Siamo disperati – conclude – perché pare proprio che non ci sia speranza. Né casa e tantomeno lavoro per mio marito il quale, dopo aver a lungo prestato servizio come guardia giurata, si è sentito dire che la crisi ha falcidiato il numero delle aziende che si rivolgevano alle agenzie di vigilanza».

Come chiamereste voi, una città e una nazione che ‘accoglie’ giornalmente clandestini provenienti da ogni dove, invece di aiutare i propri cittadini senza casa?