Milano: islamici esigono mega-moschea, si rivolgono a magistrati

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Era l’esito scontato. Quando una minoranza di fanatici vuole imporre alla popolazione le proprie bizzarre tradizioni, si rivolge all’organo più oligarchico e anti-democratico: la magistratura.

Così, incoraggiati dalla patetica sentenza del Tar, che ha accolto il ricorso degli islamici di Sesto Calende (Varese), asserendo che ogni città o paese ‘deve avere una moschea’, gli islamici residenti a Milano vogliono perseguire la stessa strada.«Il ricorso è una delle ipotesi su cui stiamo ragionando», spiega Davide Piccardo, rinnegato e portavoce del Coordinamento della associazioni islamiche di Milano, legato all’Ucoi, longa manus del wahabbismo saudita in Italia.

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Alla fine della settimana scorsa, la maggioranza è tornata a pressare la giunta e Pisapia ha definito ‘urgente’ la costruzione di una o più moschee. E due giorni fa il consigliere comunale socialista, Roberto Biscardini, ha attaccato: «Dopo due anni e mezzo non c’è più tempo per riflettere. È il momento di dimostrare la volontà politica di fare»

Quindi la minaccia del ricorso è un modo per ‘presentare il conto’ a Pisapia e imporre la volontà di un manipolo di fanatici. C’è, comunque, l’opzione Siviglia: un maiale, e la mosche salta.

 




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