Colloquio scolastico: “con te non parlo, sei donna”, islamico accontentato!

Vox
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PADOVA – Un genitore nordafricano si è rifiutato di parlare con l’insegnante del figlio perché questa è una donna. Invece di spedirlo a casa insieme al pargolo, la scuola ha acconsentito alla discriminazione. E’ stato così il bidello dell’istituto, rigorosamente uomo, a fare da ‘interprete’ tra la docente e il fanatico islamico.

L’episodio è successo a Padova, in una scuola elementare della zona est della città.

Dicono i docenti del figlio: «Nonostante sia nella scuola già dall’anno scorso, lui parla solo in inglese, la lingua ufficiale del suo paese d’origine». «In classe però, anche quando si ha un’età ad una cifra sola, un minimo di rigore è d’obbligo…».

Ecco perchè la maestra, una signora di cinquant’anni, già alla fine dello scorso anno scolastico ha più volte chiamato a colloquio la mamma: per spiegarle la situazione, per dirle che le regole ci sono perché una scuola elementare le impone. Senza risultato.
Ma di espellerlo non se ne parla, sarebbe ‘rassismo’, così all’inizio del nuovo anno stessi problemi. A proposito, come avranno fatto a promuoverlo se parla solo inglese? Che danno subiscono i suoi compagni italiani dalla sua presenza?

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Nuova richiesta di colloqui, e questa volta a parlare con la maestra va il padre. Che spiega: «La maestra è una donna, e al suo paese non si parla con le donne di cose serie. Se il piccolo non le dà retta, beh, è normale: Omar è un maschio, la maestra una donna».

La maestra, che sicuramente avrebbe chiamato Santoro, Boldrini e laRepubblica nel caso lo stesso trattamento lo avesse subito da un padre italiano. Ma questo è ‘migrante’, e così: «Ho cercato una mediazione», avrebbe raccontato l’insegnante ai colleghi, «ma il genitore era risoluto a non parlarmi, a meno che non fosse stato presente un uomo a riferire al posto mio».

Poi l’insegnante ha chiamato il bidello, l’unico uomo facente parte del personale scolastico reperibile in quel momento. Il quale ricorda: «Con i giudizi delle maestre noi c’entriamo poco, ma ho fatto da testimone, diciamo. Il padre del bambino capisce la nostra lingua, ma per motivi che lui ha detto culturali, non può avere un colloquio con una donna. Con me presente, invece, sì».

Che vergogna. Che femministe a giorni alterni.