Stato-Mafia: “Napolitano si presenti a deporre”

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Sentire Napolitano è l’unica possibilità per approfondire i timori di D’ambrosio. Sulle richieste dei Pm dovrà pronunciarsi la Corte di Assise.
 
PALERMO. Il Pm Nino Di Matteo ha ribadito  in aula, davanti la Corte di Assise che celebra il processo  sulla trattativa Stato-Mafia, la necessità di citare a deporre  come teste il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il  nome del Capo dello Stato era già nella lista testimoniale  depositata ai giudici. Nella lunga illustrazione delle  richieste di prova il magistrato ha precisato che il Capo dello  Stato dovrebbe in particolare, riferire su contenuti di una  lettera che il suo consulente giuridico, Loris D’Ambrosio, morto  l’anno scorso, inviò il 18 giugno del 2012.     Nella missiva D’Ambrosio esprimeva il timore di essere stato  usato «come l’ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da  scudo di indicibili accordi» facendo riferimento a fatti  accaduti tra l’89 e il ’93.     Secondo i Pm sentire Napolitano è l’unica possibilità per  approfondire i timori di D’Ambrosio.     Sulla richiesta del Pm e su tutte le istanze di ammissione  delle prove fatte dalla Procura dovrà pronunciarsi la Corte di  Assise. E intanto è iniziata con la richiesta di  ammissione delle prove illustrata dalla Procura di Palermo,  l’udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia in corso  davanti alla corte d’assise. Dieci gli imputati: boss come Totò  Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, gli ex ufficiali del  Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, il pentito  Giovanni Brusca, Massimo Ciancimino e gli ex politici Calogero  Mannino e Nicola Mancino. Gli imputati sono tutti accusati di  minaccia a Corpo politico dello Stato, tranne Ciancimino che  risponde di concorso in associazione mafiosa e Mancino che è  accusato di falsa testimonianza. Il pm Roberto Tartaglia sta  illustrando i documenti di cui la Procura intende chiedere  l’ammissione.       
INGROIA IN AULA: L’EX PM IN VESTE DI AVVOCATO
L’ex pm di Palermo Antonio  Ingoria, dimessosi dalla magistratura, cambia veste e si  presenta al processo per la trattativa Stato-mafia in veste di  avvocato di parte civile dell’associazione Familiari delle  vittime della strage dei Georgofili.     Il processo, dopo la pausa estiva, sta per riprendere. Gli  imputati sono capimafia, ex ufficiali dei carabinieri, Massimo  Ciancimino che oggi dovrebbe fare dichiarazioni spontanee, l’ex  ministro Nicola Mancino e il pentito Giovanni Brusca.