Venezia: 160mila euro per insegnare omosessualità a bimbi 3 anni, via parole ‘padre’ e ‘madre’

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VENEZIA. Parlare di ‘padre’ e ‘madre’ è razzismo, e rischia di ‘offendere’ quei gay che hanno acquistato i bambini in qualche supermarket dello sperma. Per questo la giunta Pd di Venezia farà scomparire dai moduli del Comune queste parole sostituendole con “genitore 1” e “genitore 2”.

Si mascherano i capricci di adulti in crisi di mezza età con i ‘diritti dei bambini’. Il diritto dei bambini è avere un padre e una madre, non genitori colti a caso dall’urna dei numeri.

Inserire nelle graduatorie per le case le coppie gay, togliendo così opportunità alle vere famiglie, libri nelle biblioteche scolastiche che spieghino sin dai tre anni di età l’omosessualità sono alcuni dei primi provvedimenti che assumerà Camilla Seibezzi, consigliera Pd e presidente della commissione ‘Cultura’ e delegata del sindaco ai Diritti civili, Politiche contro le discriminazioni e Cultura Lgbtq, come se fosse ‘cultura’.

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Epoi, interventi concreti sui regolamenti, workshop dove insegnare l’omosessualità ai bambini, convegni, prassi, un sito internet e uno spazio fisico, che possa essere punto di riferimento per la propaganda omosessualista.

Per quest’anno, Seibezzi può contare su un budget di 40 mila euro che dovrebbero diventare 120 mila nel 2014. Accanto a lei si schiera, il delegato al Lavoro Sebastiano Bonzio (Federazione della sinistra) che ha ricordato il suo recente emendamento al Bilancio con il quale è stato introdotto il diritto al subingresso nell’affitto di una casa pubblica al compagno o la compagna convivente del titolare, per tutte le ‘coppie’ omosessuali incluse.

E’ il mondo alla rovescia della ex-sinistra. Che un tempo pensava ai lavoratori, e ora si è appaltata a gay, immigrati e zingari.