Il ‘trans pentito’: diventa ‘donna’, ora si risente uomo

Vox
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Pensava di essere una donna intrappolata nel corpo di un uomo, così ha cambiato sesso. Ma dopo ha iniziato a sentirsi un uomo.

E’ il caso del giornalista della ABC News, Don Ennis. Don, fino allo scorso Maggio, passeggiava in redazione  indossando un tubino nero e una parrucca color rame annunciando di essere transessuale e di volere divorziare dalla moglie. Voleva essere chiamato Dawn.
Ma ora dice che dopo due giorni di amnesia ha capito:” Non sono Dawn, e voglio rivivere la mia vita come Don”.

“Mi è stato evidente ciò, quando durante l’amnesia mi sono tolto il reggiseno –  scoprendo i due motivi per i quali lo indossavo- e mi sono accorto che “quella non ero io.
No, ero ritornato al 1999., ed ero sicuro quanto l’Inferno di essere un uomo. In seguito, fortunatamente, i miei ricordi degli ultimi 14 anni hanno fatto ritorno. Ma quello che non ha prodotto è stata la mia identità come Dawn”.

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Il giornalista ha poi proseguito il suo sfogo, annunciando che è in procinto di cambiare nuovamente nome: “Vi scrivo per farvi sapere che sto cambiando il mio nome. . . in Don Ennis. Che sarà di nuovo il mio nome. E sembra si, che io non sono più transgender, dopo tutto.
Ora sono come ero nel 1.999:  completamente, sfacciatamente, maschile nella mia mente, nonostante le mie doti fisiche, il rossetto e i seni” , ha proseguito.

L'”uomo” ( o, insomma, quel che caspita sarebbe in questa fase della sua esistenza), ha poi spiegato che questo sua nuova “percezione”, non gli impedirà di sposare lo stesso la “causa omosessualista”:

“Anche se non voglio più indossare la parrucca o il trucco di nuovo, né mi interessa più mettere le gonne, prometto di rimanere un sostenitore della “diversità” e per la “parità di diritti”, e altre questioni chiave del movimento LGBT, tra cui il matrimonio omosessuale, e altro ancora”.

E certo sarebbe meglio che un certo “disturbo d’identità di genere” rimanesse nel DSM ( il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), e non fosse tolto come le lobby gay vorrebbero, col paravento della lotta alla “transfobia”, questa si, una pseudo patologia, inesistente. L’operazione per questi individui non può essere una cura; semmai un palliativo, che spesso si rivela comunque inutile per poter ottenere una vita normale.
Ma è bene tenere a mente che sentirsi di un sesso che non si è, non può essere visto dalla società come “normale”; anche perché nessuno vorrebbe essere nei panni di un Don, che si “risveglia” come un uomo, quando ormai i “tagli” fatti col passato sono già stati troppi…