Anche il marchio Tacchini vola in Cina

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Anche il marchio Sergio Tacchini chiude e diventa un ‘prodotto cinese’. Che di italiano conserverà soltanto il nome. Già un anno fa aveva chiuso i battenti la sede di Caltignaga, il luogo dove l’ex tennista campione italiano nel 1960 fondò la sua azienda, ma la Tacchini non è più italiana già dal al 2007, quando Hembly International Holdings rilevò l’azienda accollandosi un debito di 70 milioni di euro.  
 
Adesso sia la proprietà che la produzione si sposteranno in Cina. In Italia sono rimasti circa 60 dipendenti. Ancora per poco.

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Urge una legge che protegga i marchi italiani, si deve muovere in due direzioni. Un prodotto si deve poter fregiare del Made in Italy solo se prodotto e concepito in Italia, e se la manodopera è italiana. No a chi delocalizza, e no a chi assume manodopera ‘migrante’. Tanto, poi, chiudono lo stesso.