Cgil: “Non torneremo mai ai livelli del 2007”, 63 anni per recuperare posti di lavoro perduti!

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bandiera europea brucia
In Italia la disoccupazione ha sfondato tutte le barriere, è quasi al 13%: nei primi tre mesi dell’anno il tasso di disoccupazione è balzato al 12,8% – rileva l’Istat in base a dati non destagionalizzati – il livello più alto dal primo trimestre del 1977 con oltre 3milioni 83mila disoccupati.

Drammatica la disoccupazione giovanile, ad aprile il tasso di disoccupazione dei 15-24enni ha sfondato la soglia del 40% volando a quota 41,9%, anche in questo caso si tratta del livello più alto da 36 anni. E’ la catastrofe dell’euro.

E vola la disoccupazione anche nel resto della zona euro, dove ormai un giovane su quattro sotto i 25 anni è senza lavoro.

La disoccupazione generale è salita al 12,2% ufficiale nel mese di aprile, il più alto di tutti i tempi, secondo Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea.

Al 24,4%, la disoccupazione giovanile è il doppio del tasso di disoccupazione generale, salita dal 24,3% di marzo. Il problema è drammatico in Grecia, dove due giovani su tre sotto i 25 anni sono disoccupati, ovvero il 62,5% nel mese di febbraio, dati più recenti disponibili.

Gli economisti prevedono che la disoccupazione peggiorerà ancora.

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E secondo uno studio della Cgil, l’Italia impiegherà  63 anni per recuperare i livelli occupazionali pre crisi. Una previsione sconcertante. E seppure è impossibile, fare previsioni decenti a così lungo termine, tiene conto di quanti anni impiegheremo con i ritmi di creazione di posti di lavoro pre-crisi, a recuperare gli occupati persi in questi anni. Non è quindi una “previsione” priva di basi.

Del resto, secondo il Misery index della Confcommercio, “Continua il processo di distruzione dei posti di lavoro creati tra il 2005 ed il 2008  il numero di occupati è ora ai livelli di settembre 2005”.

Aggiungendo ai disoccupati ufficiali la stima delle persone in cassa integrazione e degli scoraggiati la Confcommercio calcola il tasso di disoccupazione reale al 15,7%. E qui arriva la stima della  Cgil, secondo la quale, qualora ci fosse una – improbabile ripresa globale – per l’anno prossimo, ci vorrebbero comunque tredici anni per ritornare al livello del pil che si aveva nel 2007 e ben 63 anni per recuperare il terreno perso in questi in questi cinque anni di crisi economica in termini di occupazione. Mentre i salari reali non “torneranno mai ai livelli del 2007“.

Nello studio effettuato da Riccardo Sanna dell’Ufficio economico della Cgil dal titolo La ripresa dell’anno dopo – Serve un piano del lavoro per la crescita e l’occupazione viene mostrato come dal 2008 il pil abbia perso mediamente 1,1 punti percentuali ogni anno mentre i posti di lavoro siano diminuiti di oltre 1,5 milioni rispetto al 2007. I salari lordi, invece, hanno perso lo 0,1% ogni anno. Questo quindi il quadro di riferimento dove innestare le previsioni macroeconomiche dell’Istat, a prescindere dalla congiuntura internazionale, e calcolare di conseguenza quanto tempo ci vorrà ancora per parlare di ripresa e recuperare il livello pre crisi.

Moltiplicando nel tempo il tasso previsto per il 2014 (+0,7%) fino a raggiungere il livello 2007, dallo studio della Cgil emerge che il livello del pil pre-crisi verrebbe recuperato nel 2026: il tempo necessario per colmare il gap di 112 miliardi tra il pil del 2014 (1.380 miliardi) e del 2007 (1.492 miliardi). Il livello dell’occupazione, invece, soltanto nel 2076, quando si tornerà alle 25.026.400 unità di lavoro standard del 2007 dalle 23.531.949 del 2014.

Peccato che la Cgil sia il più grande sponsor dell’immigrazione e delle sanatorie. Che del lavoro, dei disoccupati italiani e dei salri, sono il peggior nemico.