Il Venerabile Ashin Wirathu, che è stato imprigionato dalla dittatura per nove anni dal 2003, per incitamento all’odio religioso – ricorda qualcosa? – dice che il suo movimento nazionalista dovrebbe essere applaudito per ‘aver protetto il pubblico’.
Wirathu guida il movimento ‘969 ‘ che boicotta le aziende islamiche ed è contro i matrimoni interreligiosi tra mussulmani e buddisti. E dice di ispirarsi alla English Defence League.
Il gruppo ‘969 ‘ è dietro le varie sommosse del mese scorso che hanno visto intensi scontri tra i suoi membri e i musulmani nella città di Meiktila.
E solo ieri, centinaia di suoi seguaci in moto hanno lanciato tondini di ferro in una città nord-orientale della Birmania dopo aver dato fuoco a un cinema musulmano tra crescenti tensioni religiose nel paese. Il tutto in ritorsione alla notizia di un uomo musulmano che ha dato fuoco a una donna buddista.
Ashin Wirathu è un monaco fermamente anti-islamico che è stato imprigionato nel 2003 per incitamento alla violenza anti-musulmana, ma è stato rilasciato lo scorso anno insieme ad altri prigionieri politici e si trova proprio a Meiktila, anche se insiste di non aver partecipato alla violenza.
‘Noi buddisti birmani siamo troppo morbidi “, ha detto alla BBC in una recente intervista. ‘Ci manca l’orgoglio patriottico.’
Egli esorta i buddisti di tutto il paese a boicottare le aziende musulmane e indossare il numero ‘969 ‘, che simboleggia gli elementi del buddismo.
Wirathu accusa i musulmani di aver violentato ripetutamente donne buddiste, di usare la loro ricchezza per attirare le donne buddiste in matrimonio, e imprigionarle in casa.
‘Essi – i musulmani – controllano i trasporti, l’edilizia. Ora stanno conquistando i nostri partiti politici. Se continua così, finiremo comel’Afghanistan o l’Indonesia, ‘ha detto.
La Birmania è un paese prevalentemente buddista, ma il nove per cento dei suoi 60 milioni di abitanti sono musulmani, identificati con il termine dispregiativo ‘kala’. L’esempio birmano dimostra, solo agli stolti che ancora negano l’evidenza, come la società multietnica sia intrinsecamente violenta e instabile.
Solo la feroce dittatura militare, durate oltre 49 anni e conclusosi nel marzo 2011, era riuscita a sopprimere le divergenze attraverso il totalitarismo e la censura: unico modo per tenere insieme una società dis-omogenea.
Ora che è di nuova “libera”, la società birmana, una delle più etnicamente diverse dell’Asia, non può che cedere al disordine. Del resto, accadde lo stesso alla morte di Tito in Yugoslavia.