Cina, nuovi scontri etnici nella regione dello Xinjiang

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Quattro persone sono morte e otto sono rimaste ferite in seguito agli scontri di natura etnica che si sono verificati a Korla, nella provincia cinese dello Xinjiang. La notizia è stata confermata da un portavoce del governo locale. Un nutrito gruppo di persone armate di coltelli, appartenenti alla minoranza etnica degli uighuri, ha attaccato immigrati cinesi di etnia han. Nel 2009 quasi 200 persone furono uccise negli scontri etnici tra uighuri e han a Urumqi, la capitale della regione. Da allora lo Xinjiang è sotto uno stretto controllo delle forze di sicurezza e spesso filtrano notizie di episodi di violenza.

Nello Xinjiang vivono diversi gruppi etnici e questo genera continue tensioni che periodicamente sfociano in violenti scontri di piazza. Gli uighuri, etnia turcofona musulmana, sono gli abitanti originari della regione, che chiamano Est Turkestan. Oggi rappresentano circa la metà dei 20 milioni di abitanti dello Xinjiang, in gran parte immigrati cinesi di etnia han. Gli uighuri, pertanto, sono diventati una minoranza nella loro stessa patria a causa della massiccia immigrazione cinese. La trasformazione demografica viene comunemente considerata una minaccia alla conservazione della cultura dell’etnia uighura e di altri gruppi non han.

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La Cina usa l’immigrazione come arma di distruzione di massa per provocare la scomparsa di intere popolazioni e giungere alla “cinesizzazione” etnica e quindi culturale dei loro territori. La stessa politica genocida che viene perpetrata nella regione del Tibet, dove centinaia di monaci disperati si danno fuoco per protestare contro l’immigrazione cinese e la conseguente scomparsa etnica e culturale del popolo tibetano. Tutte le popolazioni culturalmente sane del mondo hanno la chiara percezione dei pericoli insiti nel fenomeno immigrazione e quindi lo combattono con ogni mezzo e cercano di tutelare la propria identità.