Friuli: lo scandalo rimborsi si abbatte sui consiglieri

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Oltre un terzo dei consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia e’ indagato per peculato,
quando al voto per il rinnovo del Consiglio regionale mancano un mese e venti giorni.
Dopo settimane di attesa, l’inchiesta della Procura della Repubblica di Trieste ha i primi indagati: oltre venti dei 59 eletti che compongono oggi il Consiglio regionale. Vale a dire un terzo dei consiglieri.

Tra gli indagati ci sono sia capigruppo che normali consiglieri: dalla Procura sono filtrati nei scorsi giorni alcuni dei piu’ eclatanti rimborsi rendicontati – dalla spesa in pescheria all’acquisto di una pistola – ma non i partiti di appartenenza degli indagati. Il terreno su cui indagano i magistrati e’ delicato, anche perché molti dei consiglieri uscenti cercano la conferma alle prossime elezioni, e tra sedici giorni vanno chiuse le liste dei candidati.

L’indagine della Procura – a cui si affianca un’inchiesta della Procura della Corte dei conti – e’ partita negli scorsi mesi: a dicembre la Guardia di Finanza si e’ presentata a palazzo del consiglio regionale e ha acquisito un’ampia documentazione di scontrini e rendiconti delle spese di rappresentanza sostenute dai consiglieri: nel 2011 il fondo per queste spese valeva – per tutti i gruppi – ben 885 mila euro: in media 15 mila euro di spese per ogni consigliere.

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A differenza di altre indagini simili, stavolta si rimane sorpresi dalla sensibilità con la quale la magistratura è intervenuta: nessun nome è uscito al momento. E questo fa pensare che i nomi possano in qualche modo interessare settori politici “benvisti dai magistrati”.

Tra le spese di rappresentanza piu’ insolite i magistrati hanno trovato gli scontrini di una discoteca della riviera triestina, quelli di un acquisto in macelleria e di un ‘treno’ di pneumatici da neve. “L’attenzione della Procura – ha affermato il procuratore generale della Procura di Trieste, Michele Dalla Costa – si e’ ovviamente orientata su spese che non potrebbero essere appuntate come spese di rappresentanza o di funzionamento dei gruppi consiliari.

Un amministratore avrebbe addirittura comprato una pistola dell’importo di poco inferiore ai 150 euro. Considerato il costo esiguo, si ritiene possa trattarsi di una scacciacani, ma ciò non muta la gravità dell’atto.
Le fiamme gialle hanno scoperto la vicenda grazie a uno scontrino emesso dal registratore di cassa proveniente da un’armeria, che ora è al vaglio degli inquirenti incaricati dal procuratore contabile Maurizio Zappatori e dal pm del Tribunale Federico Frezza. Le accuse mosse sarebbero quelle di danno erariale per la procura contabile e truffa e peculato per la giustizia penale.
Quello della scacciacani è certo il caso più curioso accertato dai finanzieri friulani, ma già nelle scorse settimane diversi consiglieri regionali erano finiti nell’occhio del ciclone per via della loro condotta fin troppo furba: erano soliti fare la spesa nei supermercati o pagarsi le serate in discoteca con i fondi pubblici. Alcuni sono arrivati a comprarsi set di pneumatici da neve per vetture private, richiedendo poi il rimborso. Il fatto che questo genere di spese vengano già rimborsate in maniera forfettaria con una posta specifica implica che il consigliere abbia potuto godere di un doppio risarcimento, sempre da parte della Regione. Cioè, a spese nostre.

I consiglieri regionali indagati – ha proseguito – saranno sentiti solo qualora il magistrato avrà la necessità di contestare loro dei fatti specifici. Al momento nessuno sa ufficialmente di essere indagato”.