“The new normal”, in Italia la serie dove i bambini si vendono ai gay

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Bryan Collins è un omosessuale bianco upper class di Beverly Hills. Di mestiere fa il produttore televisivo e dalla vita ha avuto praticamente tutto. E visto che ha ormai ogni oggetto che possa desiderare, passa dalla perenne caccia ai vestiti all’oggetto del desiderio degli omosessuali moderni: “l’oggetto bambino”.
E così parte la ricerca di un utero in affitto. Questa è The New Normal, in onda negli Stati Uniti sulle frequenze della Nbc che da marzo approderà in Italia, perché l’indottrinamento attraverso il mezzo televisivo deve espandersi dagli Usa al mondo intero. Soprattutto in quelle società ancora integre come quella italiana.

E così tra una gag e l’altra si cerca di imporre all’ignaro spettatore il bizzarro concetto che quella che vede sullo schermo sia la “normalità”. E che chiunque vi si opponga – in queste serie i non “adeguati” sono sempre dipinti come “brutti,sporchi e cattivi” – è un reietto asociale. Il tutto attraverso una serie di insegnamenti subliminali seminati nella serie televisiva.

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Ai due protagonisti principali infatti, si affianca rapidamente il personaggio di Goldie Forrest. Si tratta di una giovane donna che ha – ovviamente – un pessimo marito, perché la propaganda deve dipingere gli uomini normali in modo negativo, e allora ecco il traditore seriale e compulsivo, da cui la donna deve fuggire e divorziare.
Primo insegnamento: gli uomini sono cattivi, a meno che non siano omosessuali.

C’è poi il fatto che per Goldie crescere la sua figlia di nove anni è difficile e quindi decide di affittare il suo utero ai due aspiranti “cercatori d’utero”. Secondo insegnamento: gli omosessuali sono più adatti a crescere i figli.

E mentre i due gay quasi la adottano, sua madre Jane «Nana» Forrest va su tutte le furie per l’utero in prestito e non solo. Ed è ovviamente “cattiva”, interprete di una società retrograda che non sa aprirsi alle “splendide novità” moderne.
Terzo insegnamento:chi si oppone alla “nuova normalità”, è cattivo.

Vogliono utilizzare – e lo fanno da decenni – i media e soprattutto i programmi di tipo “leggero”, per veicolare l’idea di una “nuova società” basata sull’assenza di valori. Una società completamente annichilita perché “polverizzata” dal punto di vista dei legami affettivi, e quindi più facilmente addomesticabile ai dettami del potere.




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