Gerusalemme: “non vogliamo Islamici in squadra”

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GERUSALEMME – ”Beitar pura per sempre”: con queste tre parole tracciate con caratteri neri su una tela gialla (i colori del club) gli ultras della principale squadra israeliana di calcio di Gerusalemme hanno gridato il loro rifiuto all’ingaggio di due giocatori musulmani.

La ”purezza” dei ‘tifosi’ invoca la difesa del ‘carattere ebraico’ della squadra, contro la decisione del proprietario – il controverso uomo d’affari israelo-russo Arkadi Gaidamak – di ingaggiare due calciatori ceceni del Tarek Grozny, entrambi musulmani. Esposto allo stadio Teddy di Gerusalemme, lo striscione, lungo una ventina di metri, e’ stato sostenuto per tutti e 90 i minuti della partita da decine di tifosi. Nessuno lo ha rimosso: ”70 anni di principi vanno difesi”, hanno rincarato ieri i duri e puri della tribuna est, quella degli irriducibili del tifo identitario , legato da sempre a slogan nazionalisti.

Ieri durante la partita con il Bney Yehuda, quegli ultras hanno anche intonato i consueti cori anti-arabi, che la direzione dello stadio ha provato pateticamente a soffocare diffondendo musica a tutto volume. Ma oggi la loro provocazione e’ diventata ugualmente di dominio pubblico: sulla stampa, nel mondo politico, nelle conversazioni nei locali pubblici.

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Legato storicamente al Likud, il partito di governo guidato da Benyamin Netanyahu, il Beitar Gerusalemme conta fra i suoi capi tifosi esponenti della estrema destra.

In Israele come altrove lo sport funge da area con la quale si cerca di inoculare nella società il multiculturalismo, ad esempio, calciatori arabi trovano spazi e consensi che altrove stentano a cogliere.

Intanto martedi’, al Teddy, il Beitar avra’ di fronte il Maccabi Um el-Fahem, squadra di una citta’ araba d’Israele dove forte é il Movimento islamico.

La società multietnica non regge.